iliad e antiterrorismo: ecco perché i SIM Box sono nel mirino del Governo

by Fabrizio Castagnotto

Le modalità innovative ed inconsuete di distribuzione delle SIM iliad tramite punti vendita dotati esclusivamente di terminali self service (le cosiddette SIM BOX) non smettono di suscitare interrogativi.

Tra le domande più frequenti che sorgono a chi ne osserva il funzionamento c’è, sin dall’inizio, quella riguardante il mantenimento degli standard di sicurezza relativi alla necessità di identificare correttamente l’acquirente durante la fase di registrazione dei dati personali.

Da parte sua, il gestore ha da sempre difeso tale modalità di acquisizione, ricordando anche che i dispositivi automatici utilizzati in Italia sono stati realizzati proprio tenendo conto, sin dalla loro progettazione, di tali necessità legali.

Inoltre, le procedure di verifica pre-attivazione, gestite da personale umano, sarebbero attuate in modo da incrementare ulteriormente la sicurezza di tutta l’operazione.

Argomentazioni che però non sembrano essere sufficienti, né per i concorrenti (si pensi a TIM che non ha perso tempo e ha immediatamente smosso le acque iniziando a segnalare la possibile criticità, per cercare di rallentare i nuovi entrati), né per chi siede in Parlamento.

La domanda è stata infatti nuovamente sollevata nei giorni scorsi con un’interrogazione parlamentare da parte della senatrice Annamaria Parente, vicepresidente della commissione Lavoro, e sottoscritta anche da altri senatori del PD (Margiotta, Giacobbe, Alfieri, Cucca, Garavini e Astorre).
La domanda, come riporta il quotidiano La Stampa, è ben precisa: “Il nuovo gestore di telefonia Iliad rispetta le normative vigenti in materia di antiterrorismo, che prescrivono l’identificazione di chi compra una carta SIM?”.

Una prima risposta del Governo è arrivata attraverso il vicepremier Luigi Di Maio, che ha confermato di aver già “inviato delle prescrizioni” a iliad stessa “perché devono adeguarsi alla norma“.
Ora la palla passerà al Ministero dell’Interno, visto che il dicastero di Matteo Salvini dovrà chiarire se sussista o meno “il rischio di avere una sim non registrata usata da organizzazioni terroristiche o criminali“.