Si devono essere ispirati a Spiderman in Tim. Riprendiamo, infatti, il discorso delle portabilità inibite ad alcuni clienti Tim, prima illusi, è il caso di dire, da presunte retention da parte del call center e poi del tutto bloccate senza dare alcuna informazione agli stessi utenti in merito al motivo di questa “ragnatela“.
Il gestore è già stato recentemente condannato dall’Antitrust per una somma totale di 600 mila € ma, da quel che emerge anche nel nostro forum, pare che perseveri con questo atteggiamento al limite della correttezza, a nostro modo di vedere.
Difatti Tim, in attesa degli sviluppi del ricorso di Agcom al Consiglio di Stato, chiede ai propri clienti anche il “consenso verbale registrato” della volontà di fare la portabilità… come se il cliente che decidesse di compiere questo passo fosse stato “costretto”, in qualche modo, a cambiare operatore. Chi ha fatto in passato almeno una MNP (Mobile Number Portability, ndr) non è mai stato costretto, bensì ha ritenuto un operatore migliore dell’altro valutando tutti i parametri in gioco: copertura, economia, opzioni tariffarie, ecc…
Ci chiediamo quindi che motivo c’è nel chiedere ulteriormente il consenso se non quello di ritardare il più possibile la portabilità o far perdere la pazienza?
Pazienza che hanno perso, come si legge da un articolo de “Il Giornale”, il sindaco ed il vicesindaco del comune di Brugnato in provincia di La Spezia:
Questo è un furto legalizzato, dobbiamo fare in modo che certi comportamenti non si verifichino più. Quello che mi fa più arrabbiare è che non siamo un caso particolare, ma sono molte le situazioni come la nostra. Noi da amministratori sappiamo difenderci, ma una persona anziana come può fare?
Ai nostri lettori ricordiamo che esistono 2 Autorità preposte ad evitare o, per lo meno, a risolvere casi del genere:
- la già citata Antitrust (Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato) che, con la dicitura delle “pratiche commerciali scorrette”, ha già messo in riga i gestori sui comportamenti da tenere nei confronti dei clienti;
- l’AgCom (Autorità Garante per le Comunicazioni) che interviene sui singoli casi ed elargisce anche indennizzi (più o meno cospicui in funzione dell’entità del problema e dei tempi nella risoluzione degli stessi) ai clienti che, in ragione, fossero arrivati a compiere questo passo.
Ricordiamo a chi fosse incappato in questo problema (o in altri simili) che può cominciare, dopo aver mandato per lo meno un fax all’800 600 119 o una raccomandata di diffida, col fare un primo tentativo di conciliazione, obbligatorio per le controversie tra clienti e gestori attraverso:
- Corecom della propria regione: tempistica variabile a secondo della regione di appartenenza, meglio informarsi quindi;
- Camera di Commercio della propria provincia: tempistica che va tra i 30 ed i 45 giorni.
Uno dei 2 è sufficiente, se il tentativo obbligatorio di conciliazione non fosse andato a buon fine (gestore che non si presenta o non si addiviene ad un accordo), per poter procedere successivamente tramite il Giudice di Pace (per controversie fino ad un valore di 5000 Euro) o Agcom senza alcun limite. Per i danni subìti e dimostrabili si potrà, in seguito, fare una causa civile.
Ci si augura che questo possa essere utile ai tanti utenti che difficilmente sono a conoscenza di cosa fare per far valere i propri diritti, molto spesso si pensa a delle cause lunghe e soprattutto costose ma così non è 😉