La scorsa settimana un’acuta riflessione di Mila Fiordalisi chiedeva, sul Corriere delle Comunicazioni, se non ci fosse un paradosso tutto italiano nell’avere tariffe stracciate e accuse di cartello tra gli operatori.
La riflessione potrebbe far pensare a un’istintiva risposta affermativa, ma probabilmente il quadro è assai più complesso per dire un netto “sì”.
Personalmente non credo sia paradossale questa situazione: le tariffe indubbiamente sono tra le più basse in assolute dei mercati vicini a quello italiano. Non solo sono economiche, ma sono pure tendenzialmente ricche di traffico compreso (vedasi il boom dei GB nelle offerte ‘tutto compreso’). C’è da capire come si è arrivati a tutto questo.
Rispetto ad altri settori bisogna ammettere che – difetti compresi (di cui parleremo successivamente) – quello della telefonia mobile è storicamente effervescente: spesso e volentieri gli operatori entrati nel mercato hanno “costretto” quelli già presenti ad adattarsi alle nuove offerte aggressive. Sì, perché fin dall’arrivo di Omnitel il cavallo di battaglia dell’ultimo arrivato è stato tariffario.
Wind nel 1999 rese popolare la tariffazione al secondo senza scatto alla risposta, 3 nel 2003 lanciò servizi innovativi (in realtà ci provò anche Blu ma finì come sappiamo...) tra cui una politica assai aggressiva nelle offerte telefono compreso. Un trend che non si è mai concluso, anzi abbiamo avuto anche il cosiddetto effetto Iliad (seppur in leggera contrazione nell’ultimo anno).
Il mercato delle tariffe è sempre stato sull’attenti, i numeri (enormi) delle MNP e dei clienti in caccia della migliore offerta è sempre stato rilevante. Gioco forza che si abbiano “tariffe stracciate” rispetto ai mercati più ricchi d’Europa.
Questo basta per spiegare il paradosso? Forse no.
Di sicuro è che, se da una parte gli italiani seguono la migliore tariffa, dall’altra spesso “scappano” da continue rimodulazioni con offerte iniziali proposta a X euro mese e successivamente aumentate. Un fattore che rende vivace il mercato, ma che ha creato una cesura nel rapporto fiduciario tra i clienti e i loro operatori mobili.
Un fattore talmente evidente che l’ultimo arrivato, iliad, non solo ha deciso di scendere in campo sul fronte del “prezzo più basso” ma ha addirittura sfidato i concorrenti proprio su questo: la certezza del prezzo che il cliente pagherà dopo aver stipulato un contratto. Una sorta di promessa alla “non rimodulazione”. Finora rispettata. Infatti, quel che emerge dalle ultime sanzioni antitrust Iliad ne è sempre stata esclusa. Al momento nemmeno mai nominata. Al contrario degli operatori principali che probabilmente sono vittime e causa dello stesso “paradosso”: seguire i clienti con l’offerta più bassa minando però il rapporto fiduciario.
Probabilmente bisognerà lavorare proprio su questo: fidelizzare una clientela non solo grazie al prezzo, ma grazie a una serie di garanzie contrattuali che ad oggi mancano. Benissimo il mercato libero, ben vengano aumenti di prezzo ben motivati ma si eviti di far passare un mese solare per un mese di 4 settimane. Lì casca l’asino. Tanto è vero – questa volta sì per paradosso! – che quell’aumento dell’8% rischia di costare, in termini reputazionali, più di quanto abbia fatto incassare nel breve termine.