E’ la novità di questi giorni in campo telefonico: il decreto legge numero 76 del 16 luglio 2020 relativo a “Misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale” stabilisce che le amministrazioni comunali non possono vietare l’installazione di reti 5G sul proprio Comune.
In estrema sintesi, secondo il cosiddetto decreto semplificazioni, per i sindaci non sarà più possibile opporsi alla rete di quinta generazione.
Molte amministrazioni locali, negli ultimi mesi, si sono appellate a questo provvedimento in base a un’interpretazione del principio di precauzione basata su tesi infondate. La mappa dei Comuni italiani compilata da Wired ha mostrato che sono (almeno!) 431 le amministrazioni locali che hanno deciso, attraverso ordinanze dei sindaci e delibere di giunta e consiglio comunale, di bloccare l’installazione delle reti 5G.
Una presa di posizione trasversale, da Nord a Sud e da sinistra a destra, che coinvolge 4,5 milioni di cittadini, cioè ben 1 italiano ogni 13.
Cosa succede ora?
Insomma, i comuni possono adottare delle regole che minimizzino l’impatto per i propri cittadini, ma non posso più opporsi all’installazione delle antenne.
Insomma, non c’è delibera che tenga. L’obietto del Governo è chiaro: accelerare l’innovazione digitale.
Nonché aumentare la copertura: come hanno riportato gli ultimi dati sulle macroaree del nostro paese, l’Italia mostra diverse difficoltà di copertura 4G in prossimità dei rilievi. Una difficoltà doppia visto che la normativa nazionale attuale, almeno rispetto alle commissioni internazionali, ha fissato dei parametri stringenti per il livello di emissioni.
Un’antenna 5G nella foto. Mappa elaborata da Wired.it