L’Area Studi Mediobanca presenta l’indagine annuale sui 30 maggiori Gruppi mondiali del settore delle telecomunicazioni con fatturato superiore a €10mld negli anni 2015-2019. Il focus contiene un approfondimento sugli effetti del Covid-19 nei primi 6 mesi del 2020.Gli effetti del Covid-19 sul settore delle telecomunicazioni nel mondo…
La pandemia e le conseguenti restrizioni agli spostamenti fisici hanno enfatizzato il ruolo delle telecomunicazioni a livello mondiale e rappresentato un vero stress test per il settore. Le TELCO hanno reagito bene all’emergenza in termini di servizio offerto, nonostante il traffico dati sia aumentato esponenzialmente. A farne le spese sono stati i conti economici degli operatori del settore gravati dall’aumento dei costi e dall’appiattimento dei ricavi per via del modello di offerta “in bundle” ormai ampiamente diffuso.
Nel primo semestre 2020 il fatturato aggregato dei 30 principali operatori mondiali è stato pari a €540,8mld, in calo del 2% rispetto allo stesso semestre del 2019, con impatti più contenuti in Asia (-0,4% di ricavi a €220,7mld) e più ampi nelle Americhe (-4,8% di ricavi a €172,3mld), con l’Europa che registra un fatturato aggregato di €147,8mld (-1,0%).
In Europa, Deutsche Telekom domina la classifica con ricavi nell’1H2020 pari a €47,0mld (+1,5%, su base omogenea, rispetto all’1H2019), seguita da Vodafone Group con €21,8mld (+1,5%), Telefonica €21,7mld (-10%), Orange €20,8mld (+1%), BT Group €11,9mld (-5,3%) e TIM €7,8mld (-13,7%).
…e in Italia
Nel primo semestre 2020 i ricavi aggregati dei principali operatori sono scesi dell’8%, con la rete mobile complessivamente in minore affanno (-6,5%). Il fatturato nei servizi mobili dei primi 3 operatori (TIM, Wind Tre e Vodafone) diminuisce di circa €500mln. Altalenante l’andamento del fatturato: cresce velocemente Iliad (+132 mln; +74,6%), in aumento Fastweb (+5,3%), in calo Wind Tre (-3,1%), Vodafone (-5,1%) e TIM (-13,7%).
Nonostante durante il lockdown si sia registrata un’impennata della connettività, l’Agcom prevede una contrazione dei ricavi del settore in Italia per l’intero 2020 tra il 6% e il 10%.
Il settore delle telecomunicazioni in Europa e nel mondo prima della pandemia
A livello globale, a fine 2019 gli USA rappresentavano il mercato più ampio, con ricavi da servizi voce complessivamente pari a €294mld, seguiti da Europa (€215mld) e Cina (€189mld). A quest’ultima, però, spetta la crescita maggiore nel quinquennio 2015-2019 (+21%).
In Europa il primo mercato è quello tedesco con €57,4mld (+0,1% sul 2015), seguito da Regno Unito (€37,3mld), Francia (€35,2 mld; -3,4%) e Spagna (€30,1mld, +13%) che nel 2019 ha scalzato l’Italia (€29,8mld, -6,2%).
Sempre nello scorso anno i ricavi aggregati delle 30 principali TELCO mondiali sono cresciuti dello 0,8% sul 2018 e del 7,6% rispetto al 2015: un risultato modesto se paragonato al +84,8% segnato dai giganti del WebSoft (excl retail).
La performance dei 10 big player europei delle telecomunicazioni è inferiore, con ricavi ancorati ai livelli del 2015. AT&T (€161mld nel 2019) si conferma prima nella classifica mondiale per ricavi, che vede nelle prime 17 posizioni 7 gruppi asiatici e 6 europei (con TIM 17esima). Seguono Verizon (€117mld) e la giapponese NTT (€98mld). Deutsche Telekom domina invece la classifica in Europa (€80,5mld).
La redditività industriale è rimasta stabile tra il 2015 e il 2019 a quota 15%. Per le TELCO europee l’ebit margin, sebbene in miglioramento di 100 b.p., è pari all’11,7%, a causa della forte concorrenza degli ultimi anni, come si evince dai prezzi in continuo ribasso dei principali servizi, specialmente in Italia. In Europa, sul podio della redditività nel 2019 salgono: Telenor (ebit margin al 22,6%), TIM (16,9%) e Swisscom (16,6%). Tra i principali operatori internazionali Verizon può vantare i margini industriali più elevati (ebit margin al 23,4%), seguita dalla giapponese KDDI (19,8%). Sul fronte patrimoniale, Swisscom ha la struttura finanziaria più solida (debiti finanziari sul capitale netto al 106,9%) con TIM al 142,7% e Telenor agli antipodi (323%), seguita da Telefonica (234%) e Liberty G. (213,5%).
A TIM spetta la migliore incidenza media degli investimenti industriali sul fatturato netto nel triennio 2017-19 con il 28,6%, grazie anche all’acquisto di frequenze per il 5G completato nel 2018.
Scenario pre-Covid in Italia
Secondo l’Agcom, nel 2019 il comparto delle telecomunicazioni rappresentava l’1,67% del Pil e il 2,42% della spesa delle famiglie. Prosegue il trend negativo dei ricavi complessivi, scesi a €29,8mld nel 2019 (erano €42,2mld nel 2010), in calo del 4,4% sul 2018. Il fisso (€16,2mld; -1,7% sul 2018) limita la contrazione mentre il mobile (€13,7mld; -7,3%) è in maggior difficoltà.
TIM (attività italiane) è prima per fatturato (€13,1mld; -5,5% sul 2018) davanti a Vodafone (€5,7mld; -5,2%) e Wind Tre (€5,1mld; -6,5%). Escludendo le start-up (Iliad e Open Fiber) e le più piccole Eolo e Linkem, nel quinquennio Fastweb è l’unica a crescere (+27,8% i ricavi), con investimenti industriali superiori alla media italiana.
Wind Tre è l’operatore con la più elevata redditività (ebit margin al 17,4%) seguita da TIM (16,5%), entrambe tornate all’utile nel 2019, non più appesantite da svalutazioni e oneri straordinari.