Mobile vs desktop: quali sono i trend di navigazione online in Italia nel 2022?

by Redazione

Calano gli utenti mobile del 30%, e lo shopping online (-14,75%).
Bene le app di fitness. Aumentano gli investimenti in pubblicità online, con Food & Drink e Shopping al primo posto. Nel 62,1% dei casi, Google ha modificato
il titolo nella SERP

Si è parlato più volte dell’accelerazione che la Pandemia ha dato alla digitalizzazione in Italia, e come fosse aumentato il tempo di connessione degli utenti e l’uso che facevano di internet.

Ma quali sono i trend di navigazione online a due anni di distanza?

Secondo lo studio condotto da Semrush, piattaforma di Saas per la gestione della visibilità online, sugli aggiornamenti di Google, i comportamenti degli utenti e le azioni SEO, a differenza di quanto era stato previsto dagli esperti di settore, oggi non abbiamo una predominanza della connessione da mobile nei confronti di quella da desktop. Anzi, negli ultimi due anni l’accesso da smartphone ha fatto registrare un calo del 30%.

Gli utenti sono meno connessi, con un numero di url cercate nel corso dell’anno che diminuisce del 7,4%, con ricerche su browser che diventano sempre più dirette, digitando sulla barra di ricerca nel 60% dei casi appena 1 o 2 parole chiave.

Per quanto riguarda i SERP (tutti i risultati del motore di ricerca di Google che non è un risultato organico tradizionale), lo studio di Semrush registra un calo nel 2021 rispetto al 2020 sia su desktop (-74%), sia su dispositivi mobili (-26%). Inoltre, dall’analisi emerge che Google ha ignorato i tag title e riscritto il titolo nella SERP il 62,1% delle volte. Si tratta di una funzione introdotta da Big G lo scorso agosto 2021, che sta preoccupando molti SEO Manager, ma che in realtà mira a rendere migliore la navigazione per gli utenti, indirizzandoli verso contenuti più interessanti e pertinenti, e, probabilmente, aumentare il loro tempo di connessione.

Rimangono sostanzialmente stabili, anche se con una piccola flessione (-5,4%), le installazioni di app di fitness. Con il primo lockdown che aveva chiuso tutte le palestre (che sono tornate a chiudere le porte più volte nei mesi successivi) questo genere di prodotto aveva conosciuto un momento davvero d’oro. Nonostante le riaperture, ancora oggi sono in molti ad utilizzarle e a scaricarne anche di nuove, continuando a preferire l’allenamento in casa.


Diminuisce lo shopping online. Dopo i dati da capogiro del 2020, con volumi di vendite mai sperati dagli stessi operatori del settore, nel 2021 si registra un calo del 14,75% per il traffico organico diretto ai siti e-commerce. Ciononostante, o forse proprio per questo, continuano a crescere del 62% gli investimenti pubblicitari di siti di shopping. Investimenti maggiori si registrano solo per il comparto Food & Drink, che cresce del 75%. Incremento più contenuto nel gaming, a +30%, mentre salute e fitness, social networking, finanza non fanno registrare variazioni significative.

Per quanto riguarda i social media e la loro capacità di generare traffico verso siti web, la quota a livello mondiale risulta essere inferiore al 2% in tutti i principali territori geografici, ad eccezione del Giappone con il 3,2%, mentre i canali a pagamento non superano mai lo 0,3%.

Come sempre, le abitudini negli ambienti virtuali rispettano quelle della vita reale. Anzi, spesso tendono anche ad anticiparle. L’analisi dell’uso che gli utenti fanno del web ci svela quali dei trend registrati a seguito dello scoppio della pandemia fossero delle meteore e quali indicassero dei reali nuovi comportamenti di consumo. – Spiega Chiara Clemente, Marketing Manager Italia di Semrush Ad esempio, le app per il fitness si rivelano la nuova frontiera del workout, sia che vengano scelte come unica forma di allenamento, sia da affiancare alla palestra. Lo shopping online, invece, che si pensava avrebbe offuscato completamente quello tradizionale, sebbene continui ad andare bene, sta retrocedendo. Anche i social, che per mesi sono stati l’unica finestra sul mondo, stanno perdendo la loro potenza di influenzare le decisioni degli utenti”.