La lettera inviata due giorni dalle principali compagnie telefoniche italiane al governo riguardo all’affare Tim-KKR indica una netta divisione di opinioni sul destino dell’operazione.
Mentre Pietro Labriola, AD di Tim, si esprime fiducioso sull’esito positivo della vendita della rete di accesso agli americani del fondo Kkr, i rivali Vodafone, Iliad, Wind Tre e Sky hanno espresso le loro preoccupazioni in una missiva congiunta all’autorità europea e al governo italiano.
Labriola ha affermato in modo categorico che l’accordo è vincolante, sottolineando che il “closing” è imminente, e l’unica tappa rimasta è l’approvazione dell’Antitrust europeo, prevista tra giugno e luglio. Tuttavia, le Telco rivali, nella loro lettera, hanno sollevato interrogativi sulla divisione delle società che avverrà in seguito all’operazione, in particolare sulla presunta interdipendenza verticale tra NetCo e ServiceCo.
La lettera fa riferimento al Master Service Agreement, evidenziando che assegna a ServiceCo diritti d’uso della fibra del valore di 600 milioni di euro, con sovvenzioni incrociate e condizioni preferenziali per Tim fino a 30 anni, a svantaggio degli altri operatori. Questo ha innescato preoccupazioni sulla potenziale distorsione della concorrenza nel mercato delle telecomunicazioni italiano.
La risposta dell’Antitrust europeo sarà determinante per il destino dell’affare. I concorrenti di Tim stanno chiedendo una valutazione più approfondita, e nei prossimi due mesi si saprà se l’Antitrust darà il via libera senza riserve o se avvierà un’istruttoria per esaminare attentamente la questione.
Nel frattempo, Labriola guarda oltre e contempla il futuro di Tim senza la rete. Esprime l’intenzione di partecipare attivamente al processo di consolidamento del settore dopo che l’operazione sarà conclusa, sottolineando che Tim sarà pronta a svolgere un ruolo significativo nei mesi successivi all’estate. L’amministratore delegato ha indicato una possibile soluzione favorevole per il mercato italiano: la fusione tra Vodafone e Iliad, portando gli operatori mobili a tre anziché quattro.
Mentre il CDA si prepara per il rinnovo dei vertici il 6 marzo, resta da vedere se emergeranno altre liste concorrenti prima dell’assemblea del 23 aprile, il che potrebbe aggiungere un ulteriore elemento di incertezza in un periodo già tumultuoso per il settore delle telecomunicazioni in Italia.