La questione della futura asta italiana per le frequenze LTE, quelle della prossima generazione di telefonia mobile sono state il leit motiv della giornata di ieri.
Il punto della questione, rilanciato anche da diverse testate nazionali di rilievo, verte intorno alla possibile assenza delle stesse frequenze a 2.6 GHz in quanto sono a disposizione del Ministero della Difesa. E’ lo stesso motivo – sottolinea ad esempio “la Repubblica” – che ha fatto ritardare per mesi la scorsa asta per il WiMax.
Al contrario però sono già libere le (preziose) disponibilità dei canali dal 61 al 69 dello spettro a 800 MHz.
Tornando al motivo dell’allarme richieggiato ieri, con una possibile sospensione dell’asta, sono arrivate le prime risposte. Da PuntoInformatico si apprende come “le frequenze della Difesa non siano sparite. Lo stesso ministero ha mostrato una tendenza alla disponibilità“.
Così ha parlato il presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) Corrado Calabrò, recentemente intervenuto nel corso di un convegno organizzato dalla Fondazione Ugo Bordoni.
Presidente che è stato chiaro sul futuro della banda mobile italiana: “Le comunicazioni mobili hanno urgente bisogno di frequenze per lo sviluppo di nuovi servizi e per garantire la qualità di una rete su cui il traffico è esponenzialmente crescente”.
Difficile dire che non ha ragione.
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