E’ diventata probabilmente l’applicazione più nota di messaggistica.
Presente su vari sistemi operativi mobili gli utilizzatori di WhatsApp non si contano. Il sistema, infatti, permette di risparmiare anche cifre sostanziose ed avere un servizio alternativo agli SMS quasi a costo zero. Serve infatti l’applicazione e la connessione ad internet.
Poi fa tutto il programma. Perfino troppo secondo almeno un paio di Autorità Garanti.
Cosa è successo? Lo spiega l’edizione online di 20 Minutes. I Commissari per la protezione dei dati personali e della Privacy di Canada e Paesi Bassi hanno condotto su WhatsApp un’azione investigativa comune per via di un’importante differenza sulla gestione dei dati dell’applicazione rispetto alle loro legislazioni nazionali.
In pratica emerge che “[..] per utilizzare il servizio di WhatsApp gli utenti devono fornire l’accesso alla rubrica all’appicazione. Tutti i numeri di telefono presenti nel proprio dispositivo mobile vengono inviati a WhatsApp per facilitare l’identificazione di altri utenti dell’applicazione.
Invece di eliminare i numeri di cellulare dei non utenti WhatsApp li conserva, mentre le leggi canadesi e olandesi prevedono che le informazioni di backup debbano avere uno scopo specifico. Al momento solo per gli utenti con l’applicazione per iPhone con iOS6 è possibile aggiungere manualmente i contatti ed evitare questa raccolta di dati. [..]”
Un altro rilievo all’azienda è stato fatto anche sulla crittografia dei dati, anche se il punto centrale – su cui ogni Commissario poi deciderà autonomamente – rimane la raccolta di dati di persone che non sono iscritte al servizio.
Una delle funzioni più comode di WhatsApp è il perno della gestione dei dati personali. Al momento la questione riguarda le autorità canadesi e olandesi, non ci sono notizie ufficiali di una simile indagine in Italia.
| via 20Min