Un pronunciamento da prendere in considerazione anche in Italia. È quello della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, interrogata da due giudici tedeschi su due controversie riguardanti le compagnie Vodafone e Telekom Deutschland, e con al centro la questione della cosiddetta tariffa a “rating zero”.
Zero rating
Per zero rating si intende quella pratica di c.d. traffic management che si sostanzia in offerte e pratiche commerciali dirette a non computare il traffico generato da (o verso) particolari servizi o applicazioni (c.d. “zero–rated”) ai fini del raggiungimento delle soglie di consumo nelle offerte.
Negli ultimi mesi si sono adottate, meritoriamente, simili tariffazioni per la didattica a distanza, anche se spesso hanno logiche assai più commerciali (servizi musicali, etc)
L’esperta dell’associazione Codici
“La ‘tariffa zero’ – spiega Antonella Votta, avvocato di Codici esperta di telecomunicazioni – è un’opzione tariffaria con cui una società applica un piano vantaggioso dal punto di vista economico per un determinato tipo di traffico dati. In Italia, ad esempio, è utilizzata per le applicazioni dei social network: chi le usa si trova intatto il piano tariffario base. Considerando la diffusione dei social, è facile quindi immaginare l’attrattiva che questa opzione esercita sugli utenti. Il problema, e su questo è importante il pronunciamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, è la tutela del diritto di accesso dei consumatori ad un’internet aperta.
Con la ‘tariffa zero’, come recita la sentenza della Corte, viene meno il trattamento equo del traffico, perché si prevedono limitazioni della larghezza di banda, della condivisione della connessione o dell’utilizzo in roaming. Ci riferiamo alle due questioni affrontate dai giudici, in cui la ‘tariffa zero’ in un caso era valida solo sul territorio nazionale ed in un altro prevedeva la limitazione della larghezza di banda per lo streaming video. Un richiamo importante, sia perché ribadisce la necessità di garantire l’accesso a internet a tutti i consumatori, senza però creare al tempo stesso sovraccarichi sulla rete, sia perché è uno spunto per ricordare di verificare sempre con attenzione le varie voci del piano tariffario. Magari ad una lettura poco attenta l’offerta a ‘tariffa zero’ ci sembra vantaggiosissima, poi magari scopriamo tra le condizioni contrattuali che ci sono delle limitazioni non indifferenti, come nei due casi tedeschi e così andando all’estero oppure utilizzando determinati servizi finiamo per ritrovarci costi extra e servizi di qualità inferiore”.
Insomma attenzione: lo zero rating è vietato in principio, ma può essere autorizzato dal regolatore nazionale. Le sentenze sono un inno alla net neutrality e sono una buona notizia per i consumatori, perché lo zero rating è vantaggioso per il cliente solo in apparenza.