La conferenza dei “Mobile Challengers”, il gruppo che racchiude al suo interno i gestori alternativi tra cui il gruppo Hutchison Europe e Wind oltre ad Avea, Play, E-Plus, TuaMobile, Bouygues e Base, esce dal pomeriggio di Barcellona con un’importante obiettivo. La riduzione dei costi di terminazione, come ipotizzato da Viviane Reding, con la creazione di uno “spread” per proteggersi dalla concorrenza dei vari operatori incumbent nei rispettivi mercati.
La proposta, nata dalle parole di Thorsten Dirks A.D. della tedesca e-plus, è stata fatta propria dagli altri gestori e soprattutto da Wind e dal gruppo H3G.
Luigi Gubitosi, A.D. di Wind, oltre ad aver introdotto il dibattito ha analizzato la situazione dei vari operatori appartenenti al gruppo trovando varie criticità da risolvere assieme all’Unione Europea per evitare l’accentramento di monopoli e duopoli nei vari mercati comunitari a favore degli operatori dominanti.
“I nostri gestori – ha detto Gubitosi nel suo saluto – sono più economici per il consumatore finale dei vari gruppi panaeuropei, nonostante le loro economie di scalo. Il gap tra i prezzi da noi proposti e quelli degli operatori incumbent in questi ultimi anni si è addirittura allargato: esempi eclatanti sono la mia Wind e il gruppo 3 nei rispettivi mercati.
Comunque in questo processo la politica di regolamentazione europea non ha certo aiutato: sono rimaste discriminazioni nei confronti degli ultimi gestori entranti e non c’è stata l’aspettata armonizzazione tra gli operatori. Un motivo eclatante è stata l’asimmetria (1800-900) delle frequenze che ha creato in questi anni problemi dato che gli incumbent hanno usufruito di quelle più performanti. E lo stesso problema è rimasto nel roaming internazionale: due grandi gruppi praticamente si gestiscono l’80% del traffico con i relativi gap negli accordi con gli esterni.”
La riflessione sui costi di terminazione è quella che però apre le danze alle proposte comuni da sottoporre alla politica: “Noi – ha detto l’AD Wind – non siamo contro la diminuzione dei costi di terminazione, ma deve rimanere asimmetrica per evitare indebiti vantaggi dei vari oligopolisti. In tal senso attenzione che la crisi economica sta diventando un mezzo per gli incumbent per rafforzare la propria posizione a danni dei gestori più piccoli.”
Sulla stessa linea Thorsten Dirks A.D. di e-plus: “Sulle frequenze – ha esordito – noi ‘challengers’ abbiamo bisogno della riassegnazione delle stesse: i 900 Mhz ormai sono indispensabili per offrire servizi anche nelle aree urbane, non solo in quelle rurali. Tutto questo è realmente necessario perchè vogliamo essere realmente competitivi con gli altri gestori.” Ma è sull’interconnessione che si fa a capo di un’idea sposata subito dagli altri Amministratori Delegati in sala: “Per i costi di terminazione cerchiamo di offrire tariffe sempre più economiche a patto che ci sia uno spread a nostro favore per competere con gli incumbent.”
Linea sposata immediatamente da Christian Salbaing, che rappresenta il gruppo Hutchison Europe: “Sui costi di terminazione è giusta l’analisi di Wind, l’asimmetria è la via per compensare il peso degli incumbent”, ha detto prima di accogliere a braccia aperte l’idea dello spread.
I problemi creati da chi ha potere di determinare i vari aspetti del mercato sono stati poi evidenziati da Play, operatore polacco. “Spesso abbiamo bisogno di molto tempo per crearci un’immagine importante con i nostri clienti – dice l’A.D. Cris Bannister – che poi arriva, come nel nostro caso, O2 UK che ci toglie il roaming unilateralmente lasciandoci da soli con le vibrate proteste dei nostri clienti senza noi poter fare niente.”
I vari gestori comunque fanno fronte comune alle varie domande dei giornalisti per portare avanti soprattutto due temi: l’asimmetria, magari con l‘introduzione dello spread, dei costi di terminazione e una riduzione dei costi all’ingrosso del roaming dati iniziando dal loro accordo interno (già intorno ai 50 ct. per MB).