I contratti di comunicazione esistenti di BT con l’UE e la capacità dell’azienda di presentare offerte per nuove offerte potrebbero essere messi in pericolo dalla Brexit, segnalava nei giorni scorsi The Guardian.
The Guardian, infatti, riferisce che funzionari e parlamentari europei stanno riesaminando il ruolo degli appaltatori con sede in Gran Bretagna dopo che il Regno Unito avrà cessato di essere uno stato membro.
Si evidenzia come l’UE desideri onorare i contratti esistenti, ma potrebbe dover chiudere quelli ritenuti “sensibili”, come le telecomunicazioni, per motivi di sicurezza.
Tale linea di condotta potrebbe essere meno probabile nel caso in cui il Regno Unito e l’UE ratifichino un trattato di uscita concordato, che renderebbe il Regno Unito uno stato membro de facto fino al 2022.
Tuttavia, una Brexit no-deal aumenta la possibilità di una risoluzione anticipata.
Una tale mossa sarebbe un duro colpo per BT, che ha vinto un controvalore superiore a 150 milioni di sterline di contratti con l’UE negli ultimi dieci anni.
Nel marzo 2015 ha ottenuto un contratto quinquennale per 55,7 milioni di euro (39,2 milioni di sterline) per fornire la connettività alle principali istituzioni europee in tutti i 28 Stati membri, mentre nell’agosto dello stesso anno ha vinto un contratto da 15 milioni di euro per fornire servizi vocali alla Commissione europea.