Dopo giorni in cui “facili profeti hanno straparlato sui giornali, cio’ che si legge e’ in linea con quanto da sempre e’ stato predicato, e che sostanzialmente e’ stato confermato nei minimi dettagli da parte dell’Autorita’ garante per la protezione dei dati personali“.
A poche ore dal decreto del Consiglio dei ministri che ufficializza la app ‘Immuni’, il professor Giovanni Comande’, membro della Task force Tecnologie anti Covid-19, responsabile della valutazione privacy del software, non nasconde la sua soddisfazione e si toglie, in una dichiarazione all’agenzia Dire, un sassolino dalla scarpa pensando a chi “se avesse letto i documenti avrebbe evitato di perder tempo e di confondere gli italiani, che e’ la cosa piu’ grave“.
“In queste settimane – aggiunge il professore della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – del diritto della protezione dei dati personali si e’ parlato come di un diritto vassallo che deve essere sottomesso alla salute e ad altri diritti.
Io lo intendo come un diritto umile, nel senso che non pretende priorita’, ma che serve a garantire gli altri diritti ed e’ per questo ineliminabile.
Con la Task force– conclude Comande’- siamo riusciti a far passare un criterio molto semplice: la salute e’ tutelata attraverso la privacy e quindi ci si puo’ fidare. La app e’ impregnata di solidarieta’, e’ sicura e potra’ aiutarci“.
“Per come la vedo io– puntualizza infine l’esperto- anche l’uso dell’espressione contact tracing se si seguono le indicazioni del Comitato europeo dei Garanti privacy e’ fuorviante: dovremmo parlare di un sistema di allerta delle persone che possano essere entrate in contatto con il virus.
Tutto il resto segue. Il contact tracing evoca tutt’altro“.