Quante volte ci si distrae con lo smartphone durante le conversazioni? Wiko indaga uno dei fenomeni più odiati del digitale: il Phubbing. Secondo l’ultimo sondaggio del brand, l’81% degli utenti lo trova un comportamento irritante. Eppure, oltre il 70% ammette di esserci cascato almeno una volta
L’era digitale ha portato con sé una vera e propria rivoluzione, con numerosi benefici per le persone e la società. Eppure, insieme alla tecnologia, è nata anche qualche nuova abitudine meno apprezzabile.
Una di queste è il Phubbing – dall’inglese ‘Phone’ e ‘Snubbing’ – termine che letteralmente descrive l’atto di trascurare con intenzione i propri interlocutori reagendo istantaneamente a qualsiasi notifica proveniente dal telefono o semplicemente navigando su Internet nel bel mezzo di una conversazione.
Secondo l’ultimo sondaggio che Wiko, brand di telefonia franco-cinese da sempre attento all’osservazione dei trend del digitale, ha condotto all’interno della propria Instagram community, sebbene il termine non sia molto noto – l’85% non ne conosceva il significato – il fenomeno è fin troppo diffuso. E decisamente poco apprezzato.
Quando viene subìto, infatti, è ritenuto un comportamento irritante dalla quasi totalità dei rispondenti alla survey (81%). Eppure, oltre il 70% ammette di avervi ceduto almeno una volta. Il 23% degli intervistati, addirittura, afferma di “snobbare” il prossimo frequentemente, lanciando continue occhiate distratte al telefono mentre è in compagnia di una o più persone. Un dato che non stupisce, considerando che il 68% degli utenti controlla il proprio smartphone più di 50 volte al giorno. D’altronde, il device mobile è ormai l’oggetto che mantiene tutti costantemente in contatto e aggiornati, è usato per lavorare, studiare, controllare le notizie, anticipare i cambiamenti del meteo e per socializzare (a quanto pare, però, non con chi ci sta davanti).
Tra le motivazioni più comuni per distrarsi con lo smartphone c’è la noia. Il 78% dei partecipanti alla survey di Wiko, infatti, dichiara di controllare il display più spesso se si annoia. Occhio quindi a mantenere le conversazioni sempre brillanti, pena l’essere ignorati. Il restante 22%, invece, cede alla distrazione solo in caso di particolare agitazione. Se l’argomento è spinoso o l’interlocutore mette in soggezione, rifugiarsi nello schermo dello smartphone pare funzionare come un ottimo antistress.
Per quanto odiato, la maggioranza, comunque, ritiene il phubbing giustificato se la causa della distrazione digitale è l’attesa di un messaggio importante (61%). E il 39% ha una soglia di tolleranza perfino più alta: il semplice controllo di notifiche ed e-mail vince sulla buona etichetta. Questioni di priorità.
Nonostante quasi tutti siano d’accordo che il phubbing contribuisca a rendere secondaria l’interazione con gli altri aumentando la possibilità di fraintendimenti, discussioni e malumori, sembra proprio che alcuni non riescano a fare a meno di avere lo smartphone sempre a portata di mano. Il 30% dei rispondenti, infatti, avrebbe grosse difficoltà a lasciare il telefono in tasca per il tempo di una intera conversazione.