L’Area Studi Mediobanca ha presentato oggi il report annuale sulle telecomunicazioni. Lo studio analizza i dati dei primi sei mesi 2022 e del quinquennio 2017-2021 delle 30 maggiori telco internazionali con ricavi superiori ai nove miliardi di euro. La ricerca contiene inoltre un approfondimento sulle dinamiche più recenti del mercato italiano.
Ripresa del settore a due velocità
In un contesto geopolitico in peggioramento, nel primo semestre 2022 il comparto delle telco si è mostrato resiliente, con il giro d’affari aggregato dei principali gruppi mondiali in crescita del 3,6% (sul primo semestre 2021), trainato dalle società cinesi (+10,7%). Bene anche i player delle Americhe (+1,5%) e dell’Emea (+1,1%), dove però l’Europa è ancora al palo (+0,5%). Nel vecchio continente, Deutsche Telekom domina la classifica con ricavi pari a €56,2mld (+1,5% sul primo semestre 2021), seguita da Vodafone (€22,7mld; +1,8%), Orange (€21,3mld; +2,1%), Telefònica (€19,5mld; -4,2%), BT Group (€12mld; -0,5%), Altice (€7,9mld; +6%) e TIM (€7,6mld; – 2,9%).
Gli investimenti sono complessivamente saliti del 7,1%, salvo diminuire dello 0,2% in Asia, con l’Emea a +4,8% (+2,9% in Europa) e con il maggiore incremento negli USA (+21,9%) dove sono principalmente destinati allo sviluppo del 5G; il Paese a stelle e strisce ha così superato nel terzo trimestre 2022 la Cina in termini di diffusione della nuova tecnologia (41,9% vs 38,4% delle connessioni), la cui penetrazione è ai massimi in Corea del Sud (56,4%). A fronte di una media mondiale pari all’11,2%, l’Europa si ferma all’8% nella penetrazione del 5G; Germania (19,6%) e Regno Unito (17,4%) fungono da apripista, mentre l’Italia è attardata con l’8,7%, ma è piazzata meglio di Spagna (7,8%) e Francia (7,0%).
Nel 2021 i ricavi aggregati dei 30 maggiori operatori mondiali hanno segnato una crescita del +3,7% sul 2020, grazie al rimbalzo delle vendite di dispositivi (+17,2%) e delle divisioni Media&Entertainment (+18,4%), con i ricavi da servizi cresciuti del 2,4%. Le telco asiatiche sono apparse più effervescenti, chiudendo i 12 mesi del 2021 in progressione del +7,2%, mentre per i gruppi americani (+1,0%) e dell’Emea (+2,0%) i rialzi sono più contenuti.
Nella classifica mondiale per ricavi, le prime due posizioni sono entrambe occupate da gruppi statunitensi (AT&T a €149,1 mld e Verizon a €118 mld), seguiti dalla China Mobile (con €117,9mld) che ha scalzato la Deutsche Telekom (€108,8 mld) dall’ultimo gradino del podio. La centralità dei player asiatici è confermata dalla presenza di cinque di essi tra i primi dieci operatori. TIM è scesa in 19esima posizione, superata dalla canadese BCE.
ma in Italia il comparto ha perso 14 mld rispetto al 2010
In Italia il giro d’affari del settore è diminuito di oltre €14mld tra il 2010 e il 2021 (-3,7% medio annuo), con la rete mobile in maggior affanno (-5,0%) rispetto alla fissa (-2,5%). Nello specifico, gli introiti da SMS sono diminuiti di €2mld (quasi azzerandosi) e i ricavi voce di €5,6mld nel fisso e €6,3mld nel mobile (fonte: Agcom). Tali dinamiche sono influenzate dalle pressioni competitive (anche da parte degli OTT), che nel nostro Paese hanno causato la più marcata contrazione delle tariffe telefoniche (-20,5%) rispetto al -4,9% medio europeo nel quinquennio 2017-2021.
Nel primo semestre 2022 i ricavi domestici dei principali operatori italiani hanno proseguito il trend calante, scendendo del 4,6% (-3,1% il comparto mobile e -5,8% il fisso). La contrazione del fatturato rimane concentrata nei primi tre operatori: TIM (-7,5% la “domestic unit”), Wind Tre (-6,1%) e Vodafone (-2,5%), con una diminuzione cumulata di €258mln nei servizi mobili. Continua la crescita di Iliad (+15,4% sul primo semestre 2021), in rialzo anche PosteMobile (+3,3%) e Fastweb (+1,5%).
Le forti spinte inflazionistiche mettono sotto pressione la sostenibilità finanziaria di un settore energivoro, soprattutto nei mercati più frammentati e competitivi come quello italiano. A fine 2021 in Italia, nel comparto mobile operavano quattro player infrastrutturati e 23 operatori virtuali (MVNO), mentre erano numerosi i soggetti attivi nella rete fissa, con l’aggiunta di nuovi attori quali Iliad, Sky Italia e Virgin Fibra. L’unione tra Tiscali e Linkem nell’agosto 2022 rappresenta un primo tangibile segnale di consolidamento del settore.
Dal confronto tra i conti aggregati dei principali operatori italiani (rappresentativi di circa il 95% del mercato complessivo) e quelli dei big mondiali emerge una redditività inferiore dei primi, con graduale allargamento del divario nel quinquennio 2017-2021 e in forte accelerazione nel 2021. Per il mercato italiano, il calo del giro d’affari e il rialzo dei costi hanno portato a un ebit margin del 3,3% nel 2021 (dal 13,5% nel 2017), rispetto al 15,9% delle big mondiali (14,2% nel 2017).
L’inasprimento del contesto competitivo e la necessità di nuovi investimenti per realizzare su larga scala il 5G e incrementare la diffusione della fibra spingono il settore a cogliere le opportunità di crescita provenienti dalle nuove tecnologie (tra cui cloud, Al e servizi ICT) e dalla diversificazione industriale (offerta di nuovi servizi: energia, pagamenti digitali, cybersecurity…).
Il settore delle telecomunicazioni tra crisi sanitaria e guerra
Con il termine della fase più acuta della crisi sanitaria, nel 2021 i ricavi della telefonia in Europa hanno mostrato segni alterni. Il primo mercato è quello tedesco con ricavi per €58,1 mld (+1,6% sul 2020), seguito da Regno Unito (€37,0 mld; -4,1%), Francia (€36,1 mld; +2,5%) e Spagna (€29,6 mld; +1,6%); l’Italia occupa la 5° posizione con €27,8 mld, in contrazione del 2,8% sul 2020 che contribuisce al calo cumulato del 13,7% nel quinquennio, il più ampio a livello europeo.
La redditività industriale delle telco europee è in leggera riduzione tra il 2017 e il 2021con l’ebit margin pari all’11,4%, in peggioramento di 80 punti base rispetto al 12,2% del 2017. In Europa, sul podio della redditività nel 2021 salgono: Telenor (ebit margin al 21,2%), Swisscom (18,4%) e BT Group (15,1%). Tra i principali operatori internazionali la giapponese Softbank vanta i margini industriali più elevati (ebit margin al 25,5%), seguita dalla statunitense Verizon (24,2%), con altri quattro player con valori superiori al 20%. Sul fronte patrimoniale, a livello europeo Liberty Global ha la struttura finanziaria più solida (debiti finanziari sul capitale netto al 62,7%), seguita da Swisscom al 78,3% e con TIM al 148,1%; agli antipodi si collocano Telenor (419%) e Altice, quest’ultima con patrimonio netto negativo.
I principali operatori in Italia nel 2021
Nel 2021 TIM (attività italiane) è prima per fatturato (€12,5 mld; -3,1% sul 2020) davanti a Vodafone (€5,0 mld; -2,5%), Wind Tre (€4,5 mld; -7,9%) e Fastweb (€2,4; +3,7%), con Iliad in 5° posizione (€0,8mld; +18,9%). Escludendo le start-up (Iliad e Open Fiber) e le più piccole PosteMobile, Eolo e Linkem, nel quinquennio 2017-2021 Fastweb è l’unica a crescere (+22,6%). In uno scenario di generale ridimensionamento dei margini, Wind Tre è l’operatore con l’ebit margin più elevato nel 2021 (10,7%), seguito da Fastweb (8,9%) e TIM (6,5%), la cui redditività si è quasi dimezzata rispetto al 2020 per effetto dell’incremento dei costi operativi conseguente l’avvio di nuovi business (calcio, cloud, ICT e digital companies). Fastweb segna il migliore risultato netto normalizzato in rapporto ai ricavi (7,2%).
Sempre più connessi
La spinta impressa al traffico dati durante la fase emergenziale del 2020 è in parziale attenuazione nel 2021, con variazioni comunque interessanti soprattutto nella telefonia mobile, ricomprese in una forchetta tra il +20% della Francia, il +30% per il Regno Unito e l’Italia e il +40% circa per Germania e Spagna. Nonostante ciò, il traffico dati è in aumento sui valori pre- pandemici, con i numeri della telefonia fissa del 2021 superiori del 70% in Spagna e in Italia rispetto a quelli di fine 2019, del 67% in Germania e di oltre il 40% nel Regno Unito. Nella telefonia mobile le variazioni nell’ultimo triennio sono ancora più ampie, toccando il +132% in Spagna e il +107% in Italia.
L’Italia e il digitale
Nell’ambito della trasformazione digitale, l’Italia ha recuperato terreno nel benchmarking europeo, grazie soprattutto ai progressi in tema di connettività, con la copertura delle reti NGA (new generation asset) che nel nostro Paese è salita nel 2021 al 97% delle famiglie residenti (rispetto al 93% del 2020), superiore al 90% medio europeo. Tuttavia la percentuale di famiglie italiane con accesso alla rete fissa ad altissima capacità è ancora bassa (44%, rispetto al 70% della media europea) e sono ancora scarse le competenze digitali di base, possedute da meno della metà degli italiani, con i più bassi tassi di laureati in ambito ICT in ambito UE 27. È quindi prioritario cogliere le opportunità offerte dal Recovery Fund, con il quale sono stati assegnati al nostro Paese risorse per €235 mld (inclusi i fondi complementari). Anche per il settore delle telecomunicazioni sono attesi forti benefici dalla piena operatività dell’EU Recovery Fund, grazie ai €49,8 mld destinati all’informatizzazione del Paese, con interventi rivolti alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e allo sviluppo di reti ultra broadband, 5G e satellitari.