Dieci sono le priorità per l’Italia digitale che Francesco Di Costanzo e Davide D’Arcangelo – rispettivamente presidente e responsabile sviluppo e PNRR di Fondazione Italia Digitale – hanno rappresentato al capo di Gabinetto del presidente Meloni e al suo staff lo scorso 29 novembre.
«Come realtà impegnata a promuovere l’innovazione, siamo convinti di poter dare un contributo concreto all’impulso della digitalizzazione del Paese: serve investire sul raggiungimento di una matura cultura digitale, lavorando a tutti i livelli sull’educazione digitale e sulle competenze digitali di base. Riconoscere e dare il giusto ruolo alle tante professionalità digitali che possono rendere competitivo il nostro Paese sul fronte dell’innovazione. L’Italia deve promuovere la riforma della comunicazione pubblica in senso digitale, riconoscendo le figure (oggi inesistenti nel nostro ordinamento) della comunicazione e informazione digitale, superando la legge 150 del 2000 con una legge ‘151’ al passo con i tempi. In tema di PA digitale, occorre continuare il lavoro di digitalizzazione del settore pubblico favorendo l’ingresso di nuove professionalità. Continuare il percorso di semplificazione e offerta di maggiori e nuovi servizi al cittadino attraverso l’identità digitale, le App e tutti gli strumenti ormai diventati di uso diffuso».
Altri punti di discussione, proseguono Di Costanzo e D’Arcangelo, sono le policy digitali «in una cornice europea, ma con una via italiana senza esagerati freni all’innovazione e con l’obiettivo di un digitale semplice, sicuro e alla portata di tutti. Promuovere un approccio italiano a temi ormai centrali come l’intelligenza artificiale, la blockchain, il metaverso. Occorre inoltre mettere al centro la cyber security, farne una nuova Industria 4.0, con una previsione dedicata in tutti i bandi pubblici».
Prosegue la Fondazione: «Bisogna lavorare all’attuazione, alla conclusione dei progetti del PNRR e alla verifica dei risultati. Occasione per una politica industriale che punti su una politica digitale. Avere una politica digitale per la PA significa alimentare la filiera del Govtech, creare nuovi standard da esportare. Sostenere la ricerca delle imprese italiane con la politica di coesione, significa avere player di mercato competitivi e performanti che possono rispondere alla domanda di digitale della PA. Questa l’occasione per digitalizzare ed efficientare la PA, creare una nuova filiera industriale, creare un nuovo paradigma di competitività pubblico privato senza alimentare una futura spesa corrente per gli enti locali.
Dobbiamo promuovere un’attività di Public Innovation Management da attivare nel perimetro di Repubblica digitale ed istituire presso la PCM un osservatorio nazionale sul Govtech in collaborazione con l’Agenzia nazionale per la sicurezza informatica. Occorre fare tesoro di quanto imparato durante la pandemia per proseguire lo sviluppo della sanità digitale garantendo maggiori servizi e più facilmente accessibili. Occorre, infine, sostenere le filiere TLC e IT che stanno subendo gli effetti devastanti del caro energia e proprio per questo vanno considerate energivore, per evitare l’indebolimento della infrastruttura di rete».