Comincia oggi a Roma, presso la Sala Protomoteca in Campidoglio, la Cerimonia di apertura del Digital Italy Summit, il più importante momento di confronto sui temi della digitalizzazione dell’Italia, promosso da The Innovation Group e giunto quest’anno alla sua ottava edizione.
Nel corso della prima giornata del Summit viene presentato in anteprima il Rapporto Annuale Digital Italy 2023, che racchiude il lavoro di ricerca di The Innovation Group e i contributi di alcuni tra i più autorevoli esperti e protagonisti del mondo digitale. Il Rapporto fotografa lo stato del processo di innovazione digitale del Paese offrendo una serie di analisi e proposte per contribuire a “Costruire la Nazione Digitale”, titolo e tema a cui è dedicata l’edizione di quest’anno.
Alla luce dello scenario macroeconomico attuale, nel Rapporto si stima una crescita del mercato digitale italiano nel 2023 pari al +2,7% e si prevede che continuerà a crescere allo stesso ritmo anche nel 2024.
Nel periodo 2020-2021 si era registrato per la prima volta un andamento “anticiclico” tra comparto digitale e prodotto interno lordo, poiché la situazione pandemica ha forzato la rapida riorganizzazione delle imprese e l’ampia diffusione del lavoro remoto, che ha determinato a sua volta una forte accelerazione degli investimenti in nuove tecnologie.
A partire dal 2022, col progressivo stabilirsi di una situazione di “new normal”, il mercato digitale nel suo complesso si è momentaneamente riallineato all’andamento del PIL. Le previsioni sulla crescita sono naturalmente condizionate da vari fattori, a partire dagli investimenti del PNRR – che nel 2024 dovrebbero contare per i tre quarti della crescita del PIL – e dalla situazione economica complessiva, incluso l’impatto dell’inflazione e dell’instabilità geopolitica che al momento non tende a diminuire.
A un progressivo appiattimento del settore hardware (dal +2,0% di crescita annua del 2023 al +0,9% previsto nel 2024) si contrappone un incremento nei settori software (+5,6% nel 2023 e +6,2% nel 2024) e servizi (+2,7% nel 2023 e +2,8% nel 2024).
Soprattutto in questa fase di “incertezza sistemica”, gli investimenti nella trasformazione digitale sono destinati ad assumere un ruolo trainante nella crescita dell’economia. L’industria ICT deve quindi prestare particolare attenzione a riallinearsi sulle “aree veloci”. Osservando nel dettaglio i vari segmenti, l’analisi si concentra sui New Digital Drivers, tecnologie recenti o che hanno subito un forte sviluppo negli ultimi anni in grado di trainare la crescita del mercato digitale: Artificial Intelligence (AI), Blockchain, Servizi Cloud, Cybersecurity, Internet of Things, Wearable Technology (dispositivi indossabili). L’AI riveste un ruolo strategico per il medio-lungo termine, con tassi di crescita già molto elevati (+ 29,4% nel 2023 e +27,6% nel 2024). La Blockchain ha mostrato una tendenza simile a quella dell’AI (+27,5% nel 2023 e +25,5% nel 2024), pur mantenendo ancora un ruolo relativamente marginale sul mercato. I Servizi Cloud (+20,1% nel 2023 e +19,5% nel 2024), continuano a mostrarsi in fase ascendente. La Cybersecurity è anch’essa in aumento (+14,6% nel 2023 e +15,3% nel 2024) riflettendo la sempre maggiore importanza del tema della sicurezza digitale. La crescita dell’Internet of Things (IoT) è rimasta relativamente stabile (+8,7% nel 2023 e +8,8% nel 2024), mentre il sottosettore dei dispositivi indossabili tende a rallentare lievemente il suo tasso di crescita (+5,6% nel 2023 e +5,3% nel 2024).
“La trasformazione digitale non è più semplicemente un’opzione, ma in prospettiva è una necessità fondamentale per garantire la competitività e il posizionamento strategico di un Paese nel panorama globale in continua evoluzione” ha dichiarato Roberto Masiero, Presidente di The Innovation Group. “In quest’ottica, il mercato digitale può svolgere il ruolo di un vero e proprio catalizzatore per l’economia, specialmente in un contesto macroeconomico in cui la trasformazione digitale ha assunto una rilevanza sempre maggiore. Le tecnologie digitali hanno infatti dimostrato di poter incrementare la produttività, migliorare l’efficienza operativa e stimolare l’innovazione, generando così un impatto significativo sull’intero sistema economico”.
Sono quindi le politiche di investimento digitale ad avere un ruolo cruciale nel sostenere la crescita del PIL, come spiegato da Roberto Masiero: “Gli investimenti mirati consentono la modernizzazione delle infrastrutture digitali, l’implementazione di strategie di formazione digitale e l’adozione di tecnologie all’avanguardia, tutti fattori che contribuiscono a potenziare la competitività del Paese”.
Le imprese italiane sono molto ben posizionate nell’area del Cloud, utilizzato dal 52% delle imprese contro il 34% della media europea; come grande Paese manifatturiero l’Italia può anche contare su un buon livello di digitalizzazione di base nelle sue PMI (70% contro il 69 % della media europea) e questo va ascritto ai progressi realizzati grazie a Industria 4.0.
Deve tuttavia migliorare la sua posizione nelle aree dell’AI (utilizzata dal 6% delle imprese contro l’8% in Europa) e dei Big Data (9% contro il 14%). C’è inoltre un margine di miglioramento nell’area della fornitura di servizi pubblici ai cittadini (68% rispetto al 77 % di media europea) e alle imprese (75% rispetto all’84%).
Non solo luci, dunque, ma anche aree di miglioramento nello scenario digitale dell’Italia, che l’indice DESI 2022 (Digital Economy and Society Index) della Commissione Europea posiziona al 18° posto nel ranking internazionale.
Secondo quanto emerge dall’analisi di The Innovation Group, a preoccupare particolarmente è il gap di competenze:
- la formazione dei cittadini e della forza lavoro: è necessario ridurre il divario di competenze tramite una maggiore formazione ed educazione in materia di digitale, in modo da accrescere la qualità della forza lavoro e favorire l’innovazione. L’Italia deve impegnarsi nel potenziamento delle competenze digitali di base: solo il 46% dei cittadini le possiede, contro una media europea del 54%.
- Inoltre la quota di persone con un’educazione terziaria sul totale della forza lavoro è inferiore di circa sei punti percentuali rispetto alla media dell’Unione Europea, così come il dato sulle persone occupate in ambito scientifico-tecnologico conferma il ritardo italiano (pari al 18,4% sul totale della forza lavoro, contro il 23% europeo).
Nonostante queste difficoltà il mercato mostra dunque ampie potenzialità di crescita, come sottolineato da Roberto Masiero: “Il continuo sviluppo e l’adozione dei New Digital Drivers offrono ampi margini di miglioramento e hanno il potenziale per influenzare positivamente l’intero mercato digitale italiano, con conseguenze significative sull’andamento complessivo del Pil. La corretta valorizzazione e l’implementazione efficace di queste tecnologie possono portare a un’ulteriore spinta verso l’innovazione e la competitività a livello nazionale”.
Il Digital Italy Summit è anche occasione di confronto sulle sfide più urgenti, le implicazioni critiche e le questioni cruciali legate alla transizione digitale. Tra i temi affrontati: la digitalizzazione come funzione di produzione complessa, che richiede anche l’integrazione di software, servizi, competenze e revisione dei processi; il rapido affermarsi dell’AI generativa e le sfide che si pongono sul piano normativo, economico, sociale ed etico; i limiti della globalizzazione sul fronte della Cybersecurity; il futuro del lavoro e i cambiamenti prodotti su ruoli/competenze/valori dalla pervasività dell’innovazione tecnologica; il passaggio dall’ICT alla Digital Economy che sta inesorabilmente trasformando il modo in cui le persone lavorano, interagiscono e consumano. Sono queste alcune delle nuove dimensioni che The Innovation Group ha esplorato nel suo Rapporto e che si propone di approfondire nel proseguimento dei lavori del Summit.