Filiera TLC 2011/12: volano i cellulari, ma i ricavi degli operatori italiani calano del 5%

by Redazione

asstel Si è tenuto ieri a Roma il 3° Forum della filiera delle Telecomunicazioni, con la partecipazione dei vertici di Assotelecomunicazioni-Asstel e delle aziende associate e dei segretari generali di Slc/Cgil, Fistel/Cisl, Uilcom/Uil.

Il Forum è un momento di analisi e approfondimento dei trend e delle  prospettive del settore e costituisce un appuntamento importante del percorso di relazioni industriali negoziali e partecipative previsto dal  contratto collettivo nazionale di lavoro.

Obiettivo del Forum è condividere  una visione di scenario fra le Parti, per compiere  azioni congiunte per lo sviluppo del settore. Oggetto e stimolo di discussione dell’incontro, sono stati i risultati del “Rapporto sulla filiera delle Telecomunicazioni in Italia 2013” predisposto dalla società di consulenza Analysys Mason, elaborato, sulla base delle indicazioni delle Parti, e dei dati forniti dalle imprese associate ad Asstel, nonchè ad Anitec  e Assocontact, nonché Italtel.

Analisi di scenario

  • Calano fatturati, margini,  occupazione

Il 2012 è stato un anno molto negativo per la filiera delle telecomunicazioni, con un calo di tutti gli indici economici e ripercussioni sull’occupazione.

Nel 2012, il fatturato complessivo della filiera (Operatori di Tlc, fornitori di apparati e terminali, call center), pari a 48,6 miliardi di euro ha perso il 2,4% su base annua. Scomponendo la filiera si evidenzia che la perdita maggiore è stata subita dai ricavi degli  operatori di Tlc, a cui si deve circa l’80% del totale dei ricavi del settore, scesi del 5%. Un calo della stessa entità si è verificato per i fornitori di apparati.  Il comparto dei call center, pur evidenziando una crescita del fatturato del 3%, ha però mantenuto il margine a livelli molto bassi (circa il 5%), il che vuol dire che anche queste imprese sono mediamente in perdita.

Entrando nel dettaglio, si nota la contrazione per le componenti da rete fissa e mobile, effetto sia della diminuzione dei prezzi dovuto alla pressione della concorrenza che della maggiore propensione al risparmio degli utenti a causa della crisi. Particolare rilevanza assume il calo dei ricavi da  rete mobile di – 4.7%, in cui la componente voce retail scende addirittura di -10%, non compensata dalla bassa crescita del 3% registrata dal segmento dati. Sulla rete fissa, mentre continua la perdita di fatturato, appare per la prima volta il segno negativo dei ricavi da banda larga: – 0,1% nel 2012, (era stato +3,7% nel 2011).

Su queste basi, il contributo che la filiera delle Tlc offre all’economia italiana, l’anno scorso è sceso all’1,6% del Pil,  che rappresenta il livello minimo negli ultimi 15 anni. Per comprendere la gravità della crisi che colpisce il settore basti pensare che nel  2005 le Tlc hanno apportato al Pil il 2,8% del Pil.

In sei anni, i ricavi degli Operatori Tlc italiani si sono ridotti di circa il 18%, ben più che negli altri mercati Ue5 (Italia, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito), a causa di fenomeni strutturali del settore quali la forte competizione e l’impatto della regolamentazione sulle tariffe di terminazione, su cui si sono innestati, nel 2008, la crisi economica che ha indebolito il potere di acquisto delle famiglie e capacità d’investimento delle imprese e, negli ultimi anni, il ritardo che l’Italia viene accumulando nell’attuazione dell’Agenda digitale.

Sul fronte dell’occupazione, nel 2012 si è avuto un calo complessivo degli addetti del 5%, ma all’interno della filiera continua ad aumentare il lavoro femminile (+1%) e il part-time (+2%). All’inizio del 2013 è stato firmato il rinnovo del Ccnl, che riguarda circa 160.000 addetti e negli ultimi mesi, sono, inoltre, state sottoscritte importanti intese aziendali per ridurre gli effetti della crisi.

  • Crescono investimenti (primi in Ue5) e infrastrutture (in linea con Ue5)

Nonostante la crisi e le prospettive di mercato rendano più incerti i ritorni, nel 2012, gli investimenti degli Operatori Tlc italiani sono cresciuti del 6%. In questo modo l’Italia mantiene il più alto livello di investimenti in proporzione ai ricavi, pari al 16,3%. Lo stesso indice per la Francia è il 12,2%, per la Germania il 10%, Spagna 11,8%, Uk 11,8%.

La dotazione infrastrutturale di banda larga si è espansa con +9% di tracciato in fibra ottica che ha così raggiunto i 234.000 km;  +9% Dslam installati per un totale di oltre 28,6 milioni di linee fisse attestate a fine 2012 (+25% rispetto al 2011);  +7% di stazioni radiobase per un totale di 94.000 stazioni operative per la rete mobile In aggiunta, nel 2012, gli Operatori hanno dato impulso operativo allo sviluppo delle reti a banda larga di nuova generazione fisse (Fttc, Ftth) e mobili con l’Lte, tecnologia che andrà a eliminare il digital divide assicurando la copertura a circa 4500 comuni.  Alla fine del 2012 risultava investito circa il 20% del budget del Piano Nazionale Banda Larga, in virtù del quale il digital divide è stato ridotto di 1,2 p.p.

Allo stato attuale, nel nostro Paese l’infrastruttura a  banda larga (Adsl + 3G) raggiunge il 95,6% della popolazione, dato del tutto in linea con la media  Ue5 e con gli obiettivi dell’Agenda digitale europea fissati per il 2015. La copertura Adsl, in particolare, alla velocità di almeno 2 Mb/s riguarda il 90,6% della popolazione, di cui il 34,9% può usufruire di connessioni tra 2 e 20 Mb/s  e il 55,7% ad almeno 20 Mb/s.

Il ritardo italiano, ma non sul mobile

Il ritardo italiano si manifesta nel ridotto tasso di domanda  della banda larga da parte della popolazione, nonostante il nostro Paese abbia la leadership in Europa nella banda larga mobile. L’Italia, infatti, resta il Paese con il più basso utilizzo  della banda larga tra i Paesi Ue5 attestandosi al 55% delle famiglie, a fronte del 77% della Francia, 82% della Germania, 67% della Spagna e l’86% dell’Uk.

Il quadro, tuttavia, è nettamente diverso tra mobile e fisso. Da un lato, grazie a un’ulteriore forte crescita delle linee mobili, +27% nel 2012 (-2% nel resto della UE5) e della spesa per i terminali mobili (smartphone e tablet) + 20%, siamo in testa sulla penetrazione della banda larga mobile, che raggiunge il 14% della popolazione, mentre in Francia e Spagna siamo al 5%, in Germania al 7% e in Uk all’8%. Dall’altra stiamo aumentando il divario con gli altri paesi sulla penetrazione della banda larga fissa

Abitudini di consumo e bassa adozione di sistemi IT avanzati nelle imprese hanno un peso rilevante sullo utilizzo di Internet e lo scarso sviluppo dell’e-commerce in Italia. Se si considera la percentuale di individui e di imprese che hanno effettuato transazioni online negli ultimi 12 mesi, in Italia abbiamo rispettivamente il 17% e il 4%, a fronte del 57% e 11% della Francia, del 65% e 22% della Germania, del 31% e 13% della Spagna e del 73% e 18% dell’Uk.

Valutazioni e risposte emerse dal confronto fra le Parti

  • -In Italia finalmente lo sviluppo digitale sembra entrato nell’agenda di governo e va maturando la consapevolezza che  sia il motore per il rilancio  della crescita economica e la modernizzazione e razionalizzazione della Pubblica Amministrazione.
  • -L’espansione e l’evoluzione tecnologica delle Tlc restano fattori strategici, ma i piani degli Operatori potrebbero essere ancora più ambiziosi con un quadro di regole capace di valorizzare le potenzialità del settore e favorire gli investimenti.
  • -Con il decreto Crescita 2.0, l’istituzione dell’Agenzia per l’Italia digitale e la recente assunzione da parte della Presidenza del Consiglio della responsabilità per l’attuazione dell’Agenda digitale, si è finalmente aperta una strada concreta in questa direzione, ma  da un lato  il panorama è ancora incompleto – manca del tutto una strategia per lo sviluppo dell’e-commerce e per l’alfabetizzazione digitale degli adulti – dall’altro l’attuazione di quanto già definito stenta eccessivamente. In questo periodo abbiamo, infatti, riscontrato una radicata resistenza al cambiamento da parte di ostacolisti presenti in gangli vitali della Pa.
  • -I casi delle linee guida che l’Ispra deve emanare sulle modalità di misurazione dell’emissione elettromagnetica, atto necessario per lo sviluppo dell’Lte, delle resistenze che stanno incontrando le tecnologie più moderne di scavo per la posa in opera della fibra ottica, , dell’impasse sull’adozione di una soluzione per risolvere l’esaurimento degli indirizzi IPv4, testimoniano il permanere, dentro le varie amministrazioni coinvolte, di un atteggiamento conservativo e miope a tutela della situazione esistente, che di fatto  penalizza gli interventi innovativi e allunga a dismisura i tempi della loro realizzazione.
  • -Oggi il passo più importante e urgente che attende il Governo  è garantire che le misure già decise e approvate in sede legislativa siano finalmente attuate nel senso più favorevole alla realizzazione delle infrastrutture digitali e all’innovazione. Non vi è più alcuna giustificazioni per i ritardi subiti  finora.
  • -Nel corso del 2012, le aziende hanno posto in essere azioni, tutt’ora in atto, di contenimento dei costi, individuando negli investimenti in innovazione tecnologica e organizzativa il  principale mezzo per fronteggiare la crisi e aumentare la produttività. Pur in questa situazione di oggettiva difficoltà, il senso di responsabilità delle Parti sociali  ha portato all’inizio di quest’anno al rinnovo del Ccnl, che prevede importanti misure finalizzate al recupero di efficienza e a sostegno dell’occupazione. Alla base vi è la comune fiducia in una prospettiva di sviluppo del settore e nel mantenimento di un quadro positivo di relazioni industriali aperto all’innovazione come elemento di garanzia per tutti gli attori.