Occorre aumentare la banda a milioni di italiani costretti a lavorare da casa per effetto delle nuove restrizioni anti-Covid.
Un intervento del ministro Stefano Patuanelli sulle frequenze consentirebbe al traffico sulla rete di viaggiare piu’ velocemente, specialmente per famiglie e imprese nelle zone piu’ disagiate del Paese e a bassa connettivita’. Lo chiede Assoprovider, la categoria dei fornitori indipendenti di internet, che nei giorni scorsi ha inviato una lettera al dicastero dello Sviluppo economico.
Il presidente, Dino Bortolotto, nel corso di una intervista Skype con la Dire, spiega: “La pandemia sta facendo crescere nuovamente la necessita’ di banda sulle reti dei nostri associati, la domanda delle persone in lockdown e’ sempre piu’ alta, percio’ abbiamo proposto una misura immediatamente esecutiva e urgente per dare un sollievo digitale a 4-5 milioni di italiani“.
Basta “un decreto ministeriale”, sottolinea, “non servono passaggi parlamentari, e’ una misura che puo’ essere operativa anche domani mattina”. Il problema, denuncia Bortolotto, e’ che “un funzionario del ministero ci ha risposto che la nostra proposta verra’ presa in carico nell’ambito del recepimento della nuova direttiva Ue sulle telecomunciazioni“. Questo presuppone “mesi“, tra “passaggi parlamentari” e “interlocuzioni con gli stakeholder”. Ma l’emergenza e’ adesso.
La norma richiesta da Assoprovider e’ “a costo zero per la finanza pubblica e le nostre previsioni addirittura indicano che dovrebbe incrementare il gettito”, rileva il presidente. Infatti, “molti nostri associati sono pronti a pagare gli stessi importi dei grandi consumatori di frequenze, non vogliamo essere trattati in modo diverso”. Proprio sui contributi legati alle frequenze, secondo Bortolotto, e’ in atto “una distorsione della concorrenza” che costringe “i piccoli provider a pagare 4 volte di piu’ lo stesso bene pubblico” rispetto ai colossi del web.
“Noi chiediamo che cessi questa pratica – conclude Bortolotto – il ministro Patuanelli non deve fare altro che riportare la normativa italiana nel rispetto del codice delle telecomunicazioni che enuncia il principio della non discriminazione, ma che poi se ne dimentica nell’allegato 10″. Testo, che e’ “a disposizione del Mise per un cambiamento, purche’ fatto di comune accordo con il Mef”.
Fonte «Agenzia DIRE»