Il messaggio lanciato dall’Associazione in occasione del convegno annuale a Roma; il presidente Zorzoni: «Trasformarli a tempo indeterminato per aumentare il take-up delle reti in fibra». Focus anche su equilibrio del mercato del Cloud, parental control e “legge pezzotto”Cloud e fibra ottica Made in Italy: mettere a sistema le competenze degli operatori territoriali a supporto dell’Italia
è il titolo del convegno annuale di AIIP – Associazione Italiana Internet Provider svoltosi lo scorso 1 giugno a Roma, nella splendida cornice di Palazzo Wedekind. Il dibattito, che ha visto un’ampia partecipazione di associati ed esperti del settore provenienti da ogni parte d’Italia, si è concentrato sulla promozione della diffusione della fibra FTTH e del cloud nazionale.
Numerosi i relatori qualificati che hanno sottolineato la necessità di valorizzare le competenze e la tecnologia delle aziende italiane, stimolando la domanda di fibra attraverso l’implementazione strutturale dei voucher. Non è mancato poi l’appello ad un maggiore equilibrio del mercato del cloud, attualmente dominato da pochi grandi player, al fine di consentire l’ingresso di nuovi attori.
I dati del settore
Il fatturato degli operatori associati, in costante aumento, ha raggiunto nel 2021 lo straordinario risultato di 1,21 miliardi di euro. Tale valore conferma, malgrado il periodo di crisi, il trend ormai ventennale di una crescita media del 30% annuo del comparto, attivo non solo nel settore dell’accesso, con operatori fisici titolari di reti in fibra ottica per oltre 100.000 km in totale, ma anche in quello del cloud, dell’energia elettrica, dei servizi IoT, dell’automazione industriale e della cybersicurezza.
Giovanni Zorzoni, presidente di AIIP, ha sostenuto la necessità di rendere i voucher una misura a medio termine per aumentare il take-up delle reti in fibra e per incentivare la migrazione dalle connessioni non-ultra broadband alla fibra ottica: «Gli operatori devono affrontare costi significativi per effettuare questo switch, per questo è importante supportare la migrazione e stabilizzare l’utilizzo dei voucher, ma è altrettanto fondamentale che questo strumento funzioni come i Voucher Impresa, dedicati esclusivamente alla componente connettività per permettere la mobilità tra gli operatori e favorire in tal modo la concorrenza».
Forte preoccupazione, invece, è stata espressa per le nuove misure di tutela della proprietà intellettuale (la proposta di Legge c.d. “Pezzotto”, al vaglio del Parlamento, e connesso regolamento di AGCOM), che pongono a carico degli Internet Service Provider significativi obblighi di controllo e rimozione in tempo reale di contenuti trasmessi illegalmente. Zorzoni ha definito come una vera e propria “catastrofe” la possibilità di un filtraggio di contenuti in rete da attivarsi in tempo reale, sulla base di richieste – non soggette a una preventiva verifica nel merito da parte dell’Autorità – di soggetti privati, detentori dei diritti o loro delegati, e con efficacia non limitata nel tempo ma perdurante fino all’accoglimento di un eventuale appello degli interessati.
Riguardo al parental control obbligatorio, infine, Zorzoni ha proposto l’implementazione di una lista unica per tutti gli operatori per proteggere la navigazione dei minori, affinché tale scudo sia univoco e omogeneo tra tutti gli operatori italiani.
Stimolare lo sviluppo e la domanda delle reti FTTH
Per quanto riguarda la promozione della fibra FTTH, argomento principale della prima parte del convegno, Carlo Filangieri, amministratore delegato di FiberCop, ha sottolineato che, nonostante la copertura stia progredendo bene, il tasso di adozione della fibra da parte degli utenti resta ancora limitato. Un rallentamento attribuito dallo stesso relatore a vari fattori, tra cui il basso livello di cultura digitale nel nostro Paese, la buona qualità, anche in termini di velocità della rete FTTC e l’ancora scarsa percezione dei vantaggi ottenibili in termini di prestazioni attraverso linee totalmente in fibra. L’AD di FiberCop ha comunque sottolineato che la curva di adozione delle precedenti tecnologie «ci indica che registreremo presto un cambio di passo nel take-up che porterà l’Italia al livello degli altri paesi europei».
Anche Francesco Nonno, direttore regolamentazione di Open Fiber, ha evidenziato oggettive difficoltà nell’aumento dell’adozione della fibra FTTH in Italia: nonostante la crescente copertura della rete, il tasso di adozione non supera il 2% annuo, mentre l’evoluzione della copertura aumenta mediamente del 10%. Ad ostacolare la migrazione verso la fibra, i costi e la mancanza di una domanda forte. «Con i ritmi attuali – ha concluso Nonno – la migrazione completa potrebbe richiedere fino al 2040, e questo anche se la conclusione della realizzazione delle reti è prevista già per il 2026».
Nel contesto della realizzazione della nuova rete FTTH, Fastweb sta cercando di creare sinergie con altri operatori nel mercato all’ingrosso; a confermarlo Fabrizio Casati, chief wholesale officer dell’operatore: «Stiamo utilizzando soluzioni di servizio per integrare diverse reti di accesso in rame e in fibra al fine di ridurre i costi. Inoltre, Fastweb offre due soluzioni per il Fixed Wireless Access (FWA), una utilizzando la frequenza di 26 GHz e l’altra la frequenza di 3.5 GHz. Queste soluzioni stanno funzionando bene sul campo e i servizi diversi dalla connessione fissa stanno crescendo in modo complementare alla fibra».
Secondo uno studio di SPC Network citato dall’avvocato Andrea Valli dello Studio Valli Mancuso & Associati, la disaggregazione consentirebbe di ottenere costi più bassi per l’FTTH oltre che aumentare resilienza e qualità delle connettività. Valli ha sottolineato che un limite forte dell’offerta è rappresentato dalla qualità del WiFi nelle abitazioni: per valorizzare le connettività in vera fibra ottica è quindi importante che il Governo e il MIMIT si schierino per il no-change al WRC23 per spingere in Europa l’uso dell’intera banda di 1200Mhz sulle nuove tecnologie WiFi a 6Ghz.
Proprio sul tema della disaggregazione si è inserito Luigi Cudia, responsabile operations di Infratel Italia, che ha fatto riferimento al recente incremento a 201.000 dei punti di accesso intermedi alla rete BUL, così importanti per rendere più facile ed economico l’utilizzo della rete pubblica ed interconnetterla a quella dei privati in modo passivo.
Quale visione per il cloud italiano ed europeo?
Per quanto riguarda invece lo sviluppo del settore del cloud, oggetto della seconda parte del convegno, Antonio Baldassarra, amministratore delegato di Seeweb e responsabile del gruppo di lavoro cloud di AIIP, ha valutato come necessario l’ingresso di nuovi attori sul mercato, superando le problematiche anche culturali che, in Europa, ostacolano l’emergere di nuove realtà. Roberto Loro, CTO di Dedagroup, ha sottolineato l’importanza di valorizzare i fornitori locali nel settore, promuovendo in tal modo la loro partecipazione e collaborazione nel mercato. «Se il governo destina ingenti somme di denaro, come i 100 miliardi previsti dal PNRR, senza considerare la capacità dell’industria italiana di assorbire tali fondi, è inevitabile che questi finiscano principalmente nelle mani dei pochi grandi player che possono farlo – ha chiosato Alessandro Talotta, presidente del MIX; – le dimensioni del nostro Paese non sono in grado di sostenere somme così ingenti, e questo porta alla concentrazione dei finanziamenti tra pochi attori noti nel settore». A tirare le somme del dibattito il vicepresidente di AIIP, Giuliano Peritore: «Auspichiamo che il prossimo governo sia in grado di relazionarsi con consulenti capaci di trasmettere non solo gli aspetti strategici per il Paese, come l’autonomia e la resilienza digitale, ma anche la necessaria proporzionalità tra le dimensioni dei bandi e quelle delle pmi italiane. La domanda pubblica sta alla base dello sviluppo di tante competenze italiane che, se adeguatamente valorizzate, possono dire la loro non solo sul mercato italiano ma anche su quello internazionale».