La proposta di riduzione dei canoni di accesso wholesale alla rete in rame (servizi di Unbundling del local loop, bitstream naked, bitstream condiviso e Wholesale Line Rental), che il Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha deciso di notificare alla Commissione europea, presenta evidenti profili di contrasto rispetto al quadro europeo.
Così dichiara Telecom Italia.
L’intervento dell’Autorità si pone in controtendenza rispetto ad un percorso che, negli ultimi anni, ha portato ad un allineamento del canone ULL di Telecom Italia alla media ponderata dei principali Paesi europei (Germania, Francia, Spagna e Regno Unito), attualmente pari a 9,29 €/mese. La proposta risulta, inoltre, del tutto contraria agli orientamenti della Commissione europea, che auspica la stabilità dei canoni ULL, nonché alle tendenze in atto nei principali Stati membri, le cui Autorità hanno recentemente approvato canoni ULL 2013 in crescita rispetto al 2012 (Germania, Francia e Spagna) o sostanzialmente stabili (Regno Unito).
La decisione di AGCOM dovrà passare al vaglio della Commissione europea alla quale l’Azienda si riserva di far avere le proprie osservazioni e, qualora la decisione fosse confermata, Telecom Italia ricorrerà presso le competenti sedi giurisdizionali.
La contrazione dei prezzi dell’accesso in rame risulta in contrapposizione con la proposta di Raccomandazione del Commissario Kroes, che proprio oggi ha avuto il via libera degli Stati membri riuniti nel COCOM (Communication Committee), e rischia di compromettere lo sviluppo delle nuove reti in fibra.
Telecom Italia auspica, pertanto, che, anche alla luce del parere che verrà trasmesso dalla Commissione europea, AGCOM possa riconsiderare le proprie valutazioni in merito ai canoni di accesso 2013, salvaguardando sia le dinamiche competitive sia gli incentivi agli investimenti nelle nuove reti in fibra.
Telecom ritiene, inoltre, che un corretto equilibrio tra concorrenza e investimenti, in linea con gli orientamenti comunitari, debba essere posto alla base della analisi di mercato in corso per la definizione dei prezzi di accesso in rame e fibra per gli anni 2014-2016, nell’ambito della quale dovrebbero essere valutati gli effetti pro concorrenziali del progetto di scorporo della rete di accesso di Telecom Italia.
In questa fase, l’Italia ha bisogno di un impegno da parte di tutto il settore e di politiche regolamentari che, salvaguardando gli assetti concorrenziali e occupazionali, promuovano quella accelerazione degli investimenti nelle nuove reti in fibra, necessaria per consentire al Paese di raggiungere gli obiettivi di sviluppo ultrabroadband 2020 dell’Agenda Digitale che rappresentano, nell’attuale congiuntura, uno dei principali fattori di crescita dell’economia e di creazione di nuovi posti di lavoro.
Ove i provvedimenti odierni dell’Autorità fossero confermati, l’impatto economico-finanziario per la Società ammonterebbe a circa 110 milioni di euro su base annua rispetto al 2012.
La decisione avrà un impatto materiale sui conti di Telecom Italia che dovrà essere valutato dal CdA sia per quanto riguarda l’impatto sui programmi di investimento sia per quanto riguarda il percorso di societarizzazione della rete di accesso; un progetto del quale si conferma la validità, anche alla luce degli orientamenti comunitari, ma che la decisione di Agcom mette fortemente a rischio.